LIBRI 2024
David Nicholls
TU SEI QUI(Neri Pozza)
Intenso, commovente e romantico come Un giorno.
Marnie ha trentotto anni e l’impressione che la vita le stia scivolando dalle dita senza rimedio. Anno dopo anno, amici e amiche sono stati inghiottiti da matrimoni e incombenze genitoriali, rifugiandosi in vite nuove, spaziose e ordinate a Hastings o Stevenage, Cardiff o York, mentre lei è rimasta a Londra, dove lavora come correttrice di bozze chiusa nella silenziosa solitudine del suo appartamento. Michael non sa bene come rimettere assieme i pezzi della propria vita, andata in frantumi quando sua moglie lo ha lasciato. Ancora innamorato, si aggira solitario nella casa che hanno condiviso e trova conforto solo nelle lunghe passeggiate che si concede quotidianamente nella brughiera. Quando un’amica in comune insiste per coinvolgerli in un itinerario a piedi attraverso l’Inghilterra, Marnie e Michael si ritrovano improvvisamente soli nella più epica delle avventure, sull’orlo di una nuova amicizia, o forse qualcosa di più. Ma riusciranno a sopravvivere alle peripezie del viaggio?
Firmato dall’amatissimo autore di Un giorno, Tu sei qui racconta della magia dei primi incontri, delle seconde possibilità e di come due persone che si sono smarrite riescano a ritrovare la strada di casa.
Martedì 4 giugno alle 21
Teatro Olimpico
Eliana Liotta
LA VITA NON È UNA CORSA (La nave di Teseo)
Le pause sono la chiave, l’unica, per ritrovare energia e sono anche la strada per sperare di vivere bene e a lungo. Dosarle può ridurre il rischio di cancro, di infarti, di diabete, di demenze. Può regalare creatività, puntellare la memoria, proteggere dalle decisioni avventate. Allontanare la stanchezza e l’ansia. In certi casi rendere magri, spesso sereni, perfino più giovani. La vita non è una corsa.
Risucchiati dal vortice dell’urgenza, dalla smania di riempire ogni buco delle nostre giornate, dal terrore della noia, abbiamo smesso di cercare un ristoro profondo, dormiamo poco, riflettiamo a stento. Ogni tanto, fermiamoci: perché la vita non è una corsa e quando non alterna, come la musica, suoni e silenzi, diventa un fracasso insostenibile. Le pause sono la chiave per ritrovare l’energia che ci manca e sono anche la strada per sperare di vivere bene e a lungo. Dosarle può ridurre il rischio di cancro, infarto, diabete, demenze, come emerge dagli studi scientifici. Può dare spazio alla creatività, puntellare la memoria, proteggere dalle decisioni avventate. Allontanare la stanchezza e l’ansia. In certi casi rende più magri, spesso sereni, perfino più giovani. In questo saggio Eliana Liotta, insieme agli specialisti dell’Università e dell’Ospedale San Raffaele di Milano, disegna un percorso di soste possibili, per imparare a rispettare i tempi del nostro corpo e della nostra mente. Anche nelle esistenze più frenetiche, quando il lavoro e lo stress ci opprimono, possiamo immaginare la vita come una passeggiata, dove non conta solo il punto di arrivo, ma è ancora più importante quello che facciamo lungo il cammino. Con l’aiuto di un team di neuroscienziati, endocrinologi, gastroenterologi, psicologi, medici del sonno e fisiatri, l’autrice individua quattro tipi di intervalli fondamentali: le pause secondo natura, cioè previste dai nostri bioritmi, dal sonno alla respirazione profonda e al digiuno; le pause dei pensieri lenti, che passano per la ricerca di un equilibrio tra lavoro e privato, per la disconnessione dai dispositivi elettronici, per il coinvolgimento in cause ideali come il volontariato; le pause sentimentali, che costruiscono e rafforzano i nostri legami con gli altri, il fondamento vero della felicità e della salute; le pause non negoziabili, personalissime, a cui si deve il proprio senso di benessere. Conoscere e rispettare queste pause è una ricetta facile, economica ed efficace per ritrovare l’equilibrio di cui il nostro corpo ha bisogno.
Giovedì 6 giugno alle 21
Palazzo Chiericati
Gianni Biondillo
QUELLO CHE NOI NON SIAMO (Guanda)
Vincitore Premio Bagutta 2024
Gianni Biondillo ci regala un racconto corale di uomini e donne che presero coscienza del crollo delle false ideologie e che decisero di schierarsi nel nome della Resistenza e della libertà, spesso pagandone le conseguenze.
Ci fu una generazione di architetti che credette nel fascismo perché si illudeva fosse una rivoluzione, come quella artistica che propugnavano: il razionalismo. Combatterono una guerra ad armi impari contro l’accademismo, centralista e romano, senza rendersi conto che mentre Mussolini li ammansiva, li lodava, in realtà sosteneva un’architettura retorica ben più consona alle sue megalomanie. Milano fu la fucina di queste tensioni artistiche che guardavano all’Europa come a una liberazione dall’asfissiante passatismo provinciale del resto della nazione. Venivano da tutta Italia: irredentisti istriani come Pagano, maestri comacini come Terragni, napoletani inquieti come Persico. E poi tutti gli altri, figli del Politecnico: Figini, Pollini, Bottoni, Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers… Nelle trattorie, nei salotti, alle vernici, incrociavano poeti, galleristi, critici, artisti, e di anno in anno l’adesione al regime si faceva sempre più labile, sempre più critica. Ci pensò la Storia a fare il resto: dalle leggi razziali alla disfatta di Russia, fino al cataclisma dell’8 settembre 1943. Gianni Biondillo racconta, in un romanzo corale, la storia di uomini e donne che presero coscienza del crollo delle false ideologie e che decisero di schierarsi nel nome della Resistenza e della libertà, spesso pagandone le conseguenze: carcerazioni, torture, campi di concentramento. Il ritratto profondo di un’epoca, che ci somiglia più di quanto vogliamo ammettere.
Venerdì 7 giugno alle 21
Palazzo Chiericati
Andrea Zannini
CONTROSTORIA DELL’ALPINISMO (Laterza)
Chi ha inventato l’alpinismo? Davvero è cominciato tutto con la salita di Francesco Petrarca al Mont Ventoux? Oppure sono stati gli illuministi del Settecento? O, ancora, i viaggiatori ed esploratori inglesi dell’Ottocento? E se invece fossero stati gli uomini e le donne che da sempre abitano le Alpi a diffondere la passione per le vette? Questo libro, originale e sorprendente, rovescia la tradizionale narrazione sulla nascita dell’alpinismo e pone al centro di questo racconto i veri protagonisti finora dimenticati: i montanari.
La storia della nascita dell’alpinismo è raccontata secondo uno schema che si ripete uguale da due secoli. All’origine ci sarebbe la grande scoperta razionalista delle Alpi quali laboratorio della natura: una rivoluzione che avrebbe schiuso all’uomo territori inesplorati che le rozze popolazioni alpine popolavano di superstizioni. La passione settecentesca per l’alta montagna avrebbe quindi aperto la strada alla conquista cittadina delle cime e all’invenzione dell’alpinismo.
Controstoria dell’alpinismo rovescia questo modo di guardare alle Alpi e alla storia della frequentazione delle terre alte. Ricostruendo decine di salite compiute tra Sei e Ottocento da cacciatori, raccoglitori di cristalli, artigiani, garzoni di monasteri, notabili di villaggi e religiosi, il libro documenta come l’alpinismo trovi le sue radici nella cultura e nella società alpina e i suoi ‘inventori’ nelle popolazioni che hanno abitato le nostre Alpi.
La storia dell’alpinismo ne risulta riscritta dalle basi e tutti i suoi eventi fondatori assumono così una luce completamente diversa. A partire dall’assalto con scale e pioli al Mont Aiguille nel 1492 o dalla salita di Petrarca al Ventoux che è servita come archetipo alla rimozione dei montanari dalla storia dell’alpinismo.
Lunedì 10 giugno alle 21
Museo Diocesano
Costanza DiQuattro
L’IRA DI DIO (Baldini + Castoldi)
Il Seicento volge quasi al termine, laggiù a Ibla, terra di Santa Inquisizione e governatori regi, notabili e viddani, vecchie zitelle e prostitute lise. La terra dove padre Bernardo, uomo dai moti secolari più che claustrali, «dominato dalle passioni eppure vinto dalle responsabilità», amministra una piccola chiesa celebrando messa senza slancio né vocazione. È la terra dove lui troverà l’amore, più che in Dio in Tresina, la perpetua redenta con il cuore grande e la risata lieta, lei che «infinitamente donna» gli farà il regalo più grande. Eppure, sullo sfondo di una fugace e momentanea felicità, aleggia un antico rancore, professato da un «dimonio» di madre che, timorata e luttuosa, mai gli ha perdonato errori adulti e bambini. Così, in un crescendo incontrollato di sentimenti contrastanti, senso del dovere e bramosia di dar seguito alle passioni, Bernardo diventa testimone di un evento distruttivo ed epocale, il grande terremoto dell’11 gennaio 1693, che segnerà la sua esistenza riducendola a fede macilenta, rovina e silenzio. In un ordito sapiente di realtà e fantasia, questo è il ritratto di un uomo straziato tra dubbio e rinascita, che della resilienza fa il proprio riscatto, scorgendo nel passato irrisolto la promessa di un nuovo futuro. Sullo sfondo, la Sicilia che l’autrice come sempre sa raccontare: calda e sanguigna, dissoluta e antica, qui più densa e ferita, ma ancora umana come nessuna.
Mercoledì 12 giugno alle 21
Palazzo Chiericati
Francesca Diotallevi
L’ULTIMO MAGO (Neri Pozza)
Mago o impostore? Uomo dai mille trucchi, oppure davvero capace di dipingere con la mente? Con la scrittura che le conosciamo Francesca Diotallevi ci guida dentro un mistero contemporaneo e ci appassiona.
Torino, 1965. A seguito dell’assegnazione di una cattedra nell’Istituto di Psicologia sperimentale della Facoltà di Magistero, il dottor Carlo Lumbroso si trasferisce nel capoluogo piemontese, trovando provvisorio alloggio presso il cugino Giorgio e sua moglie Miriam.Vittima, anni prima, dell’insensato odio antisemita, Miriam è una donna indecifrabile e sfuggente, capace di esercitare un fascino ambiguo e pericoloso su Carlo. Una sera, casualmente, l’uomo la scorge a varcare la soglia dell’elegante palazzo dove vive un singolare personaggio che da qualche tempo ammalia e terrorizza la Torino bene: il portentoso Rol. Di Gustavo Rol, gentiluomo torinese erudito e galante, si dicono cose a cui in molti stentano a credere: legge nei libri chiusi, prevede il futuro, dipinge senza toccare i pennelli, materializza e smaterializza gli oggetti, viaggia nel tempo, scruta nella mente altrui, allevia le pene fisiche, comunica con l’aldilà. Le sue leggendarie serate, rivolte a un pubblico selezionatissimo, sono frequentate da personaggi come Gianni Agnelli, Federico Fellini, Franco Zeffirelli, Jean Cocteau e Albert Einstein. Dinnanzi a spettatori impressionati e ammutoliti, ogni sera Rol, senza apparente difficoltà, produce incredibili fenomeni paranormali ai quali sembra impossibile dare una spiegazione.
Carlo è un uomo al quale il sapere e la scienza non hanno lenito l’angoscia della finitezza della condizione umana. Profondamente turbato da un personaggio tanto controverso, si fa introdurre da Miriam nella cerchia dei suoi ospiti, intenzionato a scoprire se dietro quell’uomo prodigioso, i cui occhi sembravano trapassare l’interlocutore, si celi davvero un illuminato, come molti sostengono, o null’altro che un sublime illusionista, un raffinatissimo ciarlatano.
Sullo sfondo di una Torino solo in apparenza elegante e austera, ma che nasconde fin troppe ombre, giorno dopo giorno Carlo si lascerà divorare dalla sua ossessione, in una lenta e inesorabile spirale di follia, sulle tracce di un uomo imprendibile e impossibile.
Venerdì 14 giugno alle 21
Gallerie d’Italia – Vicenza
I FINALISTI DEL PREMIO STREGA 2024
Lunedì 17 giugno alle 21
Teatro Olimpico
Chiara Durastanti
MISSITALIA (La nave di Teseo)
Lucania, fine Ottocento: Amalia Spada è un’avventuriera lontana dalla Storia e dai tumulti che agitano l’insorgente nazione, ma ha uno spirito irrequieto e temerario, istintivamente rivoluzionario. Con il tempo, la sua casa tra i calanchi
diventa un rifugio per reietti, creature diseredate e sbandati in cerca di una nuova vita. La Fabbrica piomba nelle loro esistenze come un oscuro oggetto di desiderio e repulsione, cambiandone ineluttabilmente il destino.
Cento anni dopo, negli anni della Luna e dell’energia, una giovane donna di nome Ada scopre la Basilicata per la prima volta insieme a un’equipe di antropologi e cineasti. Il viaggio farà esplodere il corso della sua esistenza, trasformandola
accidentalmente in una spia. Muovendosi tra centri di potere e imprese industriali, Ada si ritrova coinvolta in un Sud che magnetizza una nuova generazione di esploratori e si lascia risucchiare da eventi più grandi di quelli che inizialmente riesce a comprendere.
Passa un altro secolo: l’Agenzia Spaziale Mediterranea sfrutta i paesaggi lunari della Basilicata per spedire le proprie navicelle nel Mondo Nuovo. A. si occupa di scarti e di oggetti non più desiderati per conto dell’Agenzia, ed esegue il suo lavoro in maniera precisa e autonoma, finché un evento non la farà sentire molto più vicina alle storie di perdita e di memoria di chi la circonda. Mentre tutto questo accade, impetuoso scorre il Petrolio.
Dopo il successo internazionale de La straniera, capolavoro tradotto in tutto il mondo, Claudia Durastanti ci consegna una storia piena di sortilegi e fatalità, che dalla Basilicata porta alla Luna attraverso un tempo forse ancora da scrivere e il racconto di un’educazione sentimentale che da passata si fa contemporanea e poi futura, disorientata da un passato magnetico e incontenibile, dalla cognizione della diversità fisica e dalle distinzioni sociali irriducibili, dimostrando ancora una volta come le storie che raccontiamo e ascoltiamo, facendole nostre, siano prima di tutto storie di corpi e di parole.
Giovedì 20 giugno alle 21
Palazzo Chiericati
Piero Martin
STORIE DI ERRORI MEMORABILI (Laterza)
Non si tollera, non si riconosce, non si perdona, ma non si può evitare. È l’errore, prezioso compagno di quel meraviglioso errare che è la vita. Un viaggio sorprendente tra memorabili incidenti di percorso della scienza: sbagliare non solo è umano ma spesso è anche molto utile!
Spesso si considera la scienza il regno della certezza e della verità. Invece, il dubbio e l’errore sono fondamentali per il progresso del sapere in ogni settore. E, come accade nella vita di ogni giorno, anche nella scienza l’errore si presenta sotto molteplici forme: c’è l’errore che è motore di nuove conoscenze, ma anche quello frutto dell’ideologia o della fretta. C’è l’errore riconosciuto e quindi fecondo, ma anche quello testardo.
In questo libro scopriremo storie affascinanti di chimica, biologia, medicina e soprattutto di fisica, dal punto di vista di chi sbaglia. Incontreremo scienziati come Fermi, Einstein e Pauling e studiosi quasi ignoti. Scoprire che anche i grandi della scienza hanno sbagliato sarà una iniezione di ottimismo. Viviamo in un mondo che con l’errore ha un rapporto difficile. Oggi più che mai è importante rivalutarlo: lunga vita all’errore!
Venerdì 21 giugno alle 21
Gallerie d’Italia – Vicenza
Raffaella Calgaro
DOVE SEI MADRE (Marcianum Press)
“Il gioco ci permette di sognare. E da noi il sogno guida la vita.” Mariàm Abrahàm
Siamo nel 2014. Livia, una biologa della buona borghesia
di Vicenza, ha deciso di rompere i rapporti con il
mondo per paura di soffrire e osserva la vita dalla
finestra di casa.
Luca, suo figlio, preoccupato per la sua rinuncia all’esistenza,
decide di affiancarle Mariàm, una singolare infermiera – aiutante, scappata dall’Eritrea. Anche lei madre, anche lei ai ferri corti con la vita. La scelta di Luca nasconde in realtà un pesante segreto che nessuno conosce.
Il tempo passa e le due donne continuano a non piacersi.
I loro mondi rimangono diversi e inconciliabili fino a
quando un fatto, all’apparenza banale, porta Livia ad
allontanarsi all’improvviso dalla sua quotidiana ordinarietà.
Asmara, la città dai mille volti, entra prepotente
nella sua vita, grazie ai racconti d’amore e di guerra di
Mariàm. Per entrambe è l’inizio di una nuova vita, più
autentica.
Mercoledì 26 giugno alle 21
Gallerie d’Italia – Vicenza
Francesco Carofiglio
LA STAGIONE BELLA (Garzanti)
Per molto tempo non sono riuscita a perdonarmi.
Non avevo il coraggio di entrare nella stanza della mia infanzia. Ho lasciato che passasse l’estate. E poi l’autunno.
E poi l’inverno.
Viola ha quarant’anni.
Nuota, ogni giorno. Sin da quando era bambina. Decine di vasche avanti e indietro, mentre fuori, il mondo, sparisce. Le sue giornate sembrano muoversi nell’ipnosi leggera di un tempo fermo, e invecchiare non c’entra, c’entra la sua vita, quella che esiste, quella che non è mai esistita.
Forse tutto è cominciato quando sua madre è andata via, troppo presto. O forse molto prima, Viola non può saperlo. Figlie uniche entrambe, orfane entrambe di un padre mai esistito. Strette da un legame felice e indistruttibile, per tutta la vita.
Nella sua bottega, a Milano, Viola crea fragranze per una Maison francese. Dentro quella bottega riceve persone che grazie agli odori cercano, e a volte ritrovano, una strada perduta, curano la memoria ferita con l’olfatto. E mentre Viola compie l’operazione minuziosa del riordino nella casa della sua infanzia, succede qualcosa, tra gli odori di canfora e di lavanda. In un cassetto c’è una scatola, mai vista prima, ci sono lettere, fotografie e un nastro registrato di quando Barbara viveva a Parigi, prima che lei nascesse. Forse dentro quella scatola si nasconde un segreto.
Il segreto di tutta la vita.
Con il suo stile inconfondibile, Francesco Carofiglio torna con un nuovo romanzo, magico, misterioso, che fa riflettere sulla vita, sulle scelte, sul dolore e sulla speranza. Una storia intima, intensa, dentro cui tuffarsi e perdersi. E alla fine, ritrovarsi.
Giovedì 27 giugno alle 21
Gallerie d’Italia Vicenza
Una Basilica di Libri
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