AUTORI 2023
La Sibilla. Vita di Joyce Lussu
«Laggiù, in una bella casa di campagna tra Porto San Giorgio e Fermo, vive una donna formidabile, saggia e generosa, ricchissima di pensieri, intuizioni, toni, bellezza, forza, argomenti, intelligenza. La mia Joyce, la mia sibilla.»
Lungo tutto il secolo breve, una donna bellissima e fortissima pensa, scrive, agisce, lotta. Viaggia prima per studio, poi attraversando fronti e frontiere dell’Europa occupata dai nazifascismi: Parigi, Lisbona, Londra, Marsiglia, Roma, il Sud dell’Italia dove sono arrivati gli Alleati. Documenti falsi, missioni segrete, diplomazia clandestina. Joyce, insieme al marito Emilio Lussu e ai compagni di Giustizia e Libertà, sostenuta nelle sue scelte dalla sua famiglia di origine, è in prima linea nella Resistenza. Poetessa, traduttrice, scrittrice, ha sempre coniugato pensiero (prefigurante, modernissimo) e azione. Azione che prosegue nel dopoguerra con la ricerca di poeti da tradurre per far conoscere le lotte di liberazione degli altri paesi, in particolare dell’Africa e del Curdistan. Nazim Hikmet, Agostinho Neto, i guerriglieri di Amílcar Cabral che compongono canti di lotta durante le marce, sono alcuni degli autori che Joyce ‘scopre’ e propone attraverso traduzioni rivoluzionarie. Rievocando le scelte, gli incontri, le occasioni, ripercorriamo l’esistenza di questa donna straordinaria (laica, cosmopolita, ‘anglo-marchigiana’) e il suo essere, da sempre, riferimento per molte donne e molti giovani.
«Non essere crudele. Non essere sentimentale. Prova a provare davvero qualcosa».
Può sembrare un amore, ma è una storia di violenza pronta a esplodere, incuneata in una pianura senza fine che impedisce per sempre di scollinare. Al centro Teresa, che nel suo diario si definisce «una zitellona di provincia, una signorina senza qualità». Vive ancora con i genitori, sommersa da una routine pantagruelica: giovedí ossibuchi, martedí trippa, il pesce solo quando è fresco. Poi arriva Alessandro, e il mondo s’infiamma di colpo. Alessandro, che è bellissimo, che vuole tutto e non ha niente. Armata di una lingua impietosa, lirica, umoristica, capace di spiazzare a ogni riga, Marta Cai passeggia tra le strade di una cittadina anonima e riesce a farci sentire lí, intrappolati tra schiere di villette, banchi del mercato e orizzonti lontanissimi. Con la certezza che da un momento all’altro accadrà qualcosa di terribile.
Diario di un’estate marziana
La Resistenza delle donne è dedicato «A tutte le antenate»: se fosse una mappa, alla fine ci sarebbe un grosso «Voi siete qui». Insieme alle domande: E tu, ora, cosa farai? Come raccoglierai questa eredità?
In cerca di Pan
L’estate dell’Orsa Maggiore. Storia vera di un ritorno alla vita selvaggia
Il bene che ti voglio
È la vigilia di Natale e Alessio Gorgosalice si affretta sul vialetto di Villa della Pace, la residenza per anziani in cui vive nonna Armida. Ha bisogno di parlare con lei. Non che si aspetti grandi risposte: la demenza senile le consente a stento di riconoscere chi ha davanti. Ma il suo obiettivo, forse, è un altro. Alessio ha poco più di trent’anni, fa l’assicuratore e ha una vita estremamente regolare. È sposato con Isabella e insieme abitano in una villetta a schiera acquistata grazie all’aiuto del suocero e scrupolosamente arredata coi mobili prodotti in serie da un “mobilificio incapannonato al centro della campagna, una specie di microcosmo in miniatura, un’epitome di mondo, un museo della creazione”. Ogni giorno Isabella, ingegnere che si occupa di progettare e collaudare impianti, una mente votata ai calcoli e alle previsioni, gli prepara un pasto sano da portarsi al lavoro, che Alessio accetta con un sorriso. Ma sotto la superficie levigata di una vita come tante – il matrimonio, il desiderio di paternità, la dedizione al lavoro – fremono istinti selvaggi, risvegliati dalla relazione extraconiugale che Alessio intrattiene con Barbara. La recita che è sempre stata la sua vita si è incrinata in modo irreparabile e in lui stanno esondando pulsioni impossibili da arginare. Con una voce brillante, complessa, divertita e fantasiosamente ipertestuale, il narratore segue il magma dei pensieri di Alessio negli abissi dell’introspezione per poi andare a stanare tutti gli altri personaggi fino ad assumerne il punto di vista.
Romanzo di Georges Simenon, l’ideatore del commissario Maigret, protagonista di racconti e romanzi polizieschi.
«Lo ucciderò ». Ormai non pensa ad altro, Élie, da quando, nella pensione della signora Lange in cui vive da tre anni, e che è diventata il suo rifugio e la sua tana, è arrivato Michel. Sbarcato tre anni prima dalla natìa Vilnius per preparare un dottorato in matematica, Élie vive miseramente in una stanza che non può permettersi di riscaldare, mangia pochissimo, esce di rado. Michel invece viene da un’agiata famiglia romena, ha la stanza migliore, si fa nutrire tre volte al giorno dalla signora Lange e tutte le sere raggiunge nei bar di Liegi un gruppo di amici. Élie ha una zazzera rossiccia e crespa, gli occhi sporgenti, le labbra carnose; e l’unica volta che è andato con una prostituta ha fatto una magra $gura. Michel ha i capelli scuri e lisci, gli occhi di un nero profondo, la carnagione olivastra: è bello, ed è convinto che tutti debbano amarlo.
Non ci ha messo molto a sedurre Louise, la figlia della signora Lange, che per Élie è una presenza familiare, dolce e rasserenante: lui lo sa, li ha visti, anzi li guarda ogni giorno, dal buco della serratura, inorridito e affascinato al tempo stesso. Sì, deve fare giustizia, Élie, deve eliminare quell’intruso che è venuto a sconvolgere il suo quieto universo. Quell’uomo « felice in tutto e per tutto, sempre e comunque, in ogni momento della giornata ». E lo farà – o almeno crederà di averlo fatto. Ma, ventisei anni dopo, in un paesino minerario degli Stati Uniti, se lo ritroverà davanti…
L’ultima innocenza
Le vicende del cinema, ultima innocenza possibile, compongono in filigrana un romanzo generazionale. Perché, come scriveva Italo Calvino, «Il film, di cui ci illudevamo di essere spettatori, è la storia della nostra vita».
Sette storie di cinema, sette vite che attraversano inconsapevoli le tragedie del secolo inseguendo sogni di celluloide. Vicende vere, poco note, avventurose, drammatiche o ridicole; persone che cercano, nel cinema, di salvare qualcosa: loro stessi, i loro cari, l’amore, la dignità, rincorrendo una redenzione impossibile. Tutte, in un modo o nell’altro, si accorgono che la bellezza, o la fama, non salveranno né loro né il mondo.
Una ragazza del New Jersey diventa quasi per caso diva del muto, passeggera del Titanic e pedina di una rete di spie in Italia. Un ebreo omosessuale arriva in Italia e si inventa una nuova vita nel secondo dopoguerra, fingendosi principe in esilio e costruendo nel nulla una nuova Cinecittà. Un regista, nella speranza di rivedere il figlio perduto, diventa suo malgrado ricco e famoso sotto il nazismo, mentre il figlio dell’unico regista processato per crimini contro l’umanità diventa il più implacabile cacciatore di nazisti d’Europa. Il figlio del capo di Cosa Nostra, mentre esplode la più sanguinosa guerra di mafia di tutti i tempi, realizza film inguardabili rischiando di rovinare il padre. E poi una ragazza sbandata nella Roma degli anni ’70, due uomini che la filmano, un ragazzo che prova a salvarla e va incontro a una fine tragica, mentre lei scompare nel nulla. E le assurde vicende dei divi del porno, tra la Legione straniera e gli spiriti delle antiche divinità etrusche.
Tutti si trovano davanti la Storia loro malgrado, e le passano accanto. Di loro, come di molti, non resta nulla, se non qualche frammento in una cineteca, a volte nient’altro che un nome o un’immagine, fin quando un narratore inopportuno si imbatte nei testimoni, nei documenti, nei protagonisti di queste storie incredibili.
Le signore non parlano di soldi. Quanto ci costa la disparità di genere?
“Le signore non parlano di soldi”, si sente spesso dire, perché una donna che parla di soldi – è ancora convinzione comune – risulterebbe ambiziosa, materiale, venale… Azzurra Rinaldi, docente di Economia politica all’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza, vuole scardinare questo tabù, e lo fa parlando di economia e di come la discriminazione di genere non convenga a nessuno, neanche al portafoglio. Affronta i temi della cura non retribuita, della violenza economica, dell’emancipazione che smantella il sistema patriarcale e del suo impatto sulle tasche delle donne. Invoca la sorellanza, una migliore rappresentanza e affronta parole ancora oggi “scomode”: piacere, potere e desiderio. Ne scrive con un linguaggio fresco e pieno di riferimenti alla cultura pop, con un taglio accattivante che aiuta anche chi è dubbioso e poco motivato a comprendere il problema e le sue conseguenze sulla società nella sua interezza. Perché, per ottenere i cambiamenti che ci meritiamo, abbiamo bisogno che tutti prendano coscienza del problema. In queste pagine, l’autrice invita uomini e donne a guardarsi davvero e a trovare obiettivi condivisi. Solo partendo dal presupposto che il sistema in cui tutti e tutte viviamo non è il migliore possibile, possiamo muoverci insieme verso un modello più giusto, più equo e che garantisca a entrambi maggiore benessere.
Lascia il freno a mano delle tue emozioni
Molti di noi hanno conosciuto periodi della vita nei quali ci si è sentiti irrimediabilmente bloccati, come se avessimo perso la facoltà di muoverci sulle nostre gambe, di cambiare, andare avanti e oltrepassare ostacoli incontrati durante il nostro percorso. C’è chi non riesce più a studiare, chi si trova in una relazione dalla quale non riesce a sganciarsi, chi va avanti quotidianamente in un lavoro che lo esaurisce, chi si rifugia nel passato per paura del futuro. L’impressione può essere quella di avere i piedi dentro al cemento. Eppure, quel blocco non è mai davvero una stasi. Molto spesso sono solo le nostre energie a essere focalizzate altrove: nella nostra mente vediamo uno svantaggio, pur paradossale, ad andare avanti. Per questo motivo una parte di noi tira il freno a mano, nel tentativo di tutelare se stessa o chi la circonda da una possibile sofferenza, e lascia che siano gli eventi e la vita a decidere, facendoci arrendere così alla sensazione di essere come sospesi nel tempo e nello spazio. Questo libro cerca di rispondere alla domanda: «Perché mi sono bloccato?» e lo fa non solo analizzando i vari tipi di blocchi emotivi che ognuno di noi può incontrare, ma anche proponendo degli scenari più pratici nei quali tutti ci siamo identificati, attraverso semplici espedienti, come per esempio le avventure di eroi ed eroine delle serie tv. Un libro ricco di messaggi e indicazioni per farci prendere consapevolezza e aiutarci a costruire una personale risposta per sciogliere i nodi che hanno aggrovigliato il filo della nostra vita.
Chissà se è vero. Storia forse apocrifa della nostra famiglia
Una gita al fiume con tuo padre non è un evento così insolito. Ma le cose si complicano se tuo padre è Paolo Rossi, ha deciso di portarti in visita a una totale sconosciuta in una misteriosa casa verde e vuole raccontarti una storia di famiglia che per qualche motivo si intreccia con quella di un suo remoto viaggio a Cuba. A questo punto, tanto la gita al fiume quanto i racconti paterni cominciano a somigliare al copione di uno spettacolo: una trama picaresca, al limite del leggendario. Un mercantile carico di italiani e austriaci che si rifugiano in Portogallo fino alla fine della guerra. Un prete-attore siciliano che arriva al Nord e incontra una ragazza di nome Wanda forse in un cabaret di Grado (ma magari invece in piazza). Un militare di Monfalcone che presta servizio in Valmalenco dopo l’esondazione di un fiume e si innamora di una valtellinese che vanta nobili discendenze ispaniche ma cucina malissimo. Un bambino che sognava di abitare in un uovo… Come orientarsi in un simile albero genealogico? Semplice: con il filo rosso delle rivelazioni di una Santera cubana, che misteriosamente conosce i tuoi fantasmi e può insegnarti a farci i conti, magari gettando un cocomero nel fiume. Il libro d’esordio di Georgia Rossi è una saga famigliare tenera e sghemba ambientata su molti confini: quello geografico di Trieste e delle campagne del Nordest, quello psicologico di appartenenze frastagliate e divise, quello anagrafico dell’età in cui dobbiamo decidere chi siamo. Ovvero, in pratica, qualunque età. Perché tanto Georgia quanto Paolo, con le loro ben diverse esperienze, affrontano in queste pagine il rischio di nuotare controcorrente tra le menzogne per arpionare una propria fragile, provvisoria, indispensabile verità.
…e molti altri ancora!
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